martedì 25 gennaio 2011

Amici precari di gente precaria

 
(From Sweeney Todd - The Demon Barber of Fleet Street - T. Burton)

Vi starete chiedendo per quale motivo abbia deciso di aprire questo post proprio con una scena tratta da Sweeney Todd di Tim Burton. La spiegazione è una sola: per quanto trovi questo film oggettivamente brutto (tralasciando la fotografia, che è a dir poco affascinante) e uno dei peggiori del regista di Burbank (per cui nutro una venerazione sviscerata, va detto), mi serviva sostanzialmente originalità per parlare di un concetto fondamentale e imprescindibile per quanto riguarda l'universo dei precari: le amicizie. Volutamente ho scelto questo pezzo, ode ad una scatola di coltelli perchè gli unici in grado di non tradire l'altra persona, per un motivo molto semplice: sono oggetti inanimati. La sto prendendo alla lontana, penserete voi. Forse, ma dopo aver letto questo post vi renderete conto che tutto tornerà e quadrerà. In qualche modo.

Quando si è precari e/o alla ricerca di un lavoro, l'unica ancora di salvezza per non cadere nella depressione più becera è il sostegno degli amici. Ma come in qualsiasi cosa. L'essere umano, come animale sociale, necessita di un confronto, di rapporti, di relazioni. E diciamolo, con una punta di egoismo, questa necessità fa capolino soprattutto nei momenti difficili. Non giriamoci intorno, su. Bene, esistono svariate categorie di amicizie di gente precaria, che cercherò di classificare nelle prossime righe.

  • Amicizie (precarie) sincere: pur essendo una negativa per natura, mi piaceva partire dal "meglio". Queste sono le amicizie su cui OCCORRE fare affidamento, sanno consigliarti la giusta strada da intraprendere, ti danno una svegliata se stai cadendo nell'oblio della tua alienante frustrazione. Ti dicono le cose come stanno: se sei un pessimista, te lo dicono in faccia e ti fanno anche il cazziatone. Se stai addentrandoti in un'avventura lavorativa sbagliata, ti dicono chiaramente che stai facendo una solenne cazzata. Ma quando si tratta della cosa giusta, ti sostengono, sempre e le critiche sono solo utili per formarti. Pregio: hanno sempre ragione. Difetto: si contano sulle dita di una mano.
  • Amicizie (precarie) del tipo"Hai trovato lavoro? Su, dai, prima o poi...": è una delle categorie più fastidiose tra le amicizie di un povero precario. Sono la categoria del compatimento, quelli che ti guardano (dall'alto del loro posto di lavoro, ovviamente) e snocciolano frasi rubate da Cuore per esserti accanto e tentano a loro modo (non con cattiveria, sia chiaro) di addolcirti la pillola. Ma tu, precario cretino, lo sai: tra le parole e lo sguardo c'è un'incongruenza. Discussione tipo con la suddetta tipologia:
    Amico non precario: "Beh, allora, che si dice? Ti hanno confermato dopo quello stage?"
    Precario: "Eh, purtroppo no..." (e già lì inizi a sentirti una merda inutile)
    AnP:"Ah...capisco...ma hai mandato curricula in giro?"
    P:"Eh sì, ma sai, bisogna aspettare un po'..."
    AnP: "Ah...vabbè, ma ti chiamano almeno per i colloqui?"
    P: "Per adesso no....sai, ho messo annunci ovunque: siti, agenzie interinali...ci vuole tempo..."
    AnP: "Ah...beh, ma perchè non ti hanno tenuto allo stage?"
    P: "Non so, probabilmente non interessavo...."
    AnP: "Ah...e vabbè, dai...prima o poi..." (con annessa faccia compassionevole di chi sta pensando "Povera scema, non farà un cazzo nella vita con la sua laurea...)
    Pregio: Hanno un che di stimolante, ti permettono di misurare le parole sulla tua situazione lavorativa. Difetto: Segue un'ulcera fastidiosissima non appena la vostra conversazione è giunta al termine.
  • Amicizie (precarie) del tipo: "Ah, ma almeno tu uno stage l'hai fatto!" (con annessa dose di veleno al cubo): Siamo finalmente giunti alla categoria più emblematica e interessante degli amici dei precari: altri precari in cerca di lavoro, proprio come te. Non tutti, va detto, ma una discreta fetta di loro che cerca lavoro nel tuo stesso ambito (rosicante per la loro incertezza lavorativa) prova in tutti i modi a renderti la vita difficile e lanciarti dose di macumbe che neanche Montezuma ci sarebbe riuscito. I classici piantagrane (e da buona terrona superstiziosa quale sono aggiungo, MALEDETTI SECCIATORI!), punto. Ne conosco un paio, di cui non farò nomi perchè no. Bene, la discussione tipo con i suddetti personaggi inizia con discorsi sul più e sul meno, "come va, come non va, come te la passi?". Una normalissima conversazione, che poi sfocia nel disgustoso e insopportabile patetismo "Eh...insomma, diciamo che la vita andrebbe meglio se trovassi lavoro..."
    "Eh, lo so...me ne rendo conto...è un momento difficile per noi giovani...."
    "Sì, vabbè...però manco ti rispondono ai tuoi curricula..."
    "Eh, ma che ci vuoi fare..dobbiamo solo avere pazienza...."
    "Sì, ma io sto a casa da quando mi sono laureato...manco per gli stage mi chiamano..."
    "Eh...." (a quel punto non sai se vale la pena dire che tu hai iniziato uno stage...)
    "E tu?"
    "No, a dir il vero ho iniziato uno stage...una cosa piccolina, tre mesi...ma almeno accumulo esperienza..." (e nel momento in cui l'hai detto, ti penti perchè sai che ne uscirà dopo...)
    "Ahhhhhhhh, beata te!!!! Tu almeno fai qualcosa...vedi...beata te!"
    "Sì, vabbè, ma tre mesi sarò di nuovo daccapo..." (cazzo! e nel frattempo tocchi quanta più roba di ferro esista sulla tua scrivania)
    "Eh, vabbè, ma almeno tu la tua esperienza te la fai!!! Io sto a casa a non fare niente, mi sto esaurendo...e bla bla...beata te, che fortuna che hai...."
    E' uno stralcio di conversazione realmente avvenuta, non scherzo.
    Pregi: neanche uno. Difetti: Se non sei superstizioso, lo diventi. Se lo sei, inizi a girare con un ferro di cavallo nel taschino o tieni a disposizione di mano qualsiasi amuleto. O elimini il problema alla radice: quando incroci questa persona per strada, cambi marciapiede. Se la vedi online, ti rendi invisibile.
Non so quanti di voi, in un gioco di somiglianze, riusciranno a trovare l'amico tipo in queste tre macro-categorie. Sarei potuta andare nel dettaglio e fare una suddivisione ulteriore. Ma non ne ho voglia, sono pigra, non ve lo ricordate?

PS: Capito il senso del video, adesso?

 

lunedì 24 gennaio 2011

E i "Le faremo sapere", Più precario di questo non si può.

Dopo una settimana di giustificata assenza (i miei impegni precari mi impongono, per qualche giorno/settimana, di allontanarmi da queste pagine per un po'...altrimenti non si chiamerebbero "Diari Precari"!), eccomi di ritorno a rimpizzare di parole (inutili o utili, dettagli) questo blog. Avevo promesso a voi tutti un post dedicato proprio ai colloqui di lavoro, anche perchè è un'esperienza che ultimamente occupa la maggior parte del mio tempo.

Il mio tipico abbigliamento? Nah!
Partiamo da un presupposto: detesto i colloqui per natura. La mia indole schiva e insicura detesta mettersi a confronto con altri esseri umani che sono pagati (nel caso si parli di selezionatori del personale...manco fossimo bestie, Cristo!) per cogliere ogni tuo movimento del labbro, del mento, ogni tua incertezza nelle tue dannate parole, ogni tuo svariato cazzo che possa far credere loro: "ah, sì, questo va bene, questo va male". Tutti dei novelli dr.  Call Lightman, che devono fotterti o che devono promuoverti. Maledetti. Nel mio passato, di colloqui ne ho fatti diversi, come vi dicevo. Mi sono sempre tirata a lucido, spolverando capi del mio armadio seppelliti in qualche angolo remoto perchè inutilizzati, indossando scarpe scomode e cercando di contenere in qualche modo la mia insignificante capigliatura. Indossavo persino le lenti a contatto, quasi come se dai miei occhi potesse trasparire un "Vi prego, assumetemi, sono la donna che fa per voi!". Mi sono resa conto che questa tecnica, il più delle volte, è una totale perdita di tempo, soprattutto quando per arrivare alla tua destinazione del colloquio (solitamente un'ora di distanza da casa tua, minimo) devi attraversare città, paesi e strade infinite su mezzi di trasporto tutt'altro che comodi, come ad esempio il treno (di questo periodo, con il riscaldamento sparato a temperature equatoriali) e la metropolitana, noto ambiente lurido. E, ovviamente, il più delle volte, queste traversate transoceaniche sono accompagnate da almeno qualche kilometro a piedi (da uno a 4/5 km). I tuoi vani tentativi di renderti presentabile agli occhi di qualche selezionatore/papabile datore di lavoro vanno a farsi benedire nel giro dei successivi venti minuti della tua uscita di casa. E poi, diciamocelo. Sono pigra, pigrissima. Non essendo già di mio una campionessa del make-up e della cura corpo (è una cosa che mi secca ammetterlo, ma sono l'antitesi delle donne curate), immaginate il supplizio a cui devo sottopormi tutte le volte che devo rendermi diversa dalla mia tenuta da Pina Fantozzi.

Lo scorso lunedì ho preferito andare oltre il clichè tipico da colloquio. Mi sono detta: va bene, anche l'occhio vuole la sua parte, ma alla fine chi ti assume deve capire innanzitutto di che pasta sei fatta. Per questo motivo, ho deciso di essere me stessa in tutti i sensi, anche e soprattutto a partire dall'abbigliamento: qualcosa di confortevole ma al tempo stesso curato, il giusto accessorio per non sembrare un albero di Natale 2.0 e...i miei immancabili occhiali dalla montatura rossa spessa. Chissenefrega delle lenti a contatto, io li trovo adorabili ed è una parte di me imprescindibile (non per niente, la maggior parte delle persone che mi conosce mi ricorda soprattutto per i miei occhiali). Mi sono messa in macchina (prestata per l'occasione dal mio ragazzo) un'ora prima, anche se il tragitto casa mia-luogo del colloquio sono 20 minuti di auto (vivo con l'ansia di arrivare tardi e non trovare parcheggio...non vi avevo accennato alle mie fobie cretine?). Ho parcheggiato, ho messaggiato/letto mail dal cellulare ad una fermata dell'autobus fuori dall'immenso edificio per evitare di pensare a tutto. Nel frattempo mi sono mangiata parte del mio labbro inferiore, ma questi sono dettagli. Mi sono fatta inondare dal sole milanese presente per l'occasione (finalmente un po' di tempo decente, cazzarola!) e. Ok, ci siamo, ora X.

Nel mio tragitto in ascensore, penso di aver perso un paio di chili in pensieri. Ho svuotato il cervello, ho controllato di non avere le mie detestabili mani fredde/sudate e sono entrata nella sala colloqui. A quel punto mi sono detta: "Me la sto giocando seriamente, diamoci da fare". Ho cercato di mantenere calma apparente per tutto il corso del mio colloquio: battute, sorrisi, sincerità. Non ho fatto quelle ruffianate da finto simpatico tipico del buon "precario sotto colloquio", per intenderci. Ho ascoltato, ho parlato finchè la mia lingua non si è seccata e non mi ha chiesto pietà. Ma ho mantenuto fede alla mia promessa: essere se stessi, fino in fondo, non fingere di essere qualcun'altro. Dopo che mi sono stati spiegati i dettagli dell'offerta, ho sorriso e ho atteso la fatidica frase "Le faremo sapere". Per quanto sia uscita soddisfatta da quella saletta angusta (in cui, sono convinta, c'è qualche dannata telecamera per controllare i tuoi movimenti), avevo quella spada di Damocle sopra il cranio. Le faremo sapere. Le faremo sapere. Le faremo sapere. Le faremo sapere. Le faremo sapere. Le faremo sapere. Le faremo sapere. Le faremo sapere. Le faremo sapere. Le faremo sapere. Le faremo sapere. Le faremo sapere. 

CHEPPALLE. Dopo telefonate di rito a fidanzame, genitori e sorella, mi sono rimessa in macchina in un mix di contentezza e incertezza. Le faremo sapere. Le faremo sapere.Ok, ma quando? Le faremo sapere. Le faremo sapere.Sì, ma c'è una qualche remota possibilità? Le faremo sapere. Le faremo sapere. E vabbè, fancù! Ho atteso una settimana intera, chiudendo al più presto telefonate con il mondo dicendo "Scusa, ma se mi chiamano hanno il numero privato e non mi arriva l'essemmesse che mi hanno chiamato e...non vorrei che mi chiamino proprio in questo istante in cui sto parlando con te...". Paranoia. Bene, mi hanno chiamato proprio mentre stavo scrivendo questo post: mi hanno presa! Ovviamente, stage formativo (ma retribuito) però con la possibilità di inserimento. Perchè, su questo devo essere sincera, nel colloquio precedente a quello della scorsa settimana, mi avevano dato tre opzioni, specificandomi in quale avrei fatto esclusivamente la galoppina per accumulare esperienza (e dopo i sei mesi, vaffanculo) e in quale avrei trovato uno spiraglio di inserimento allo scadere dello stage. Secondo voi, quale ho scelto?

Rimango ovviamente precaria, signori, quindi questo blog DEVE PERPETUARE la sua esistenza, anche perchè ci sono tante altre cose di cui discutere, come proprio la fase colloquio con domande di rito e quant'altro a cui vale la pena dare attenzione. E poi, ricordate, i famosi invidiosi? Quelli sono una parte imprescindibile della tua vita precaria, vanno analizzati per bene.

Per il momento mi congedo.

 

mercoledì 19 gennaio 2011

Diari Precari will be back!

Non ho dimenticato l'esistenza di questi diari, ma come un qualsiasi precario che si rispetti, mi sto barcamenando tra un paio di lavori per tirar su due lire. Anzi, due euro. Ho in testa un post da condividere con voi tutti (anche alla luce del mio famoso colloquio di lunedì, ricordate?) non appena ho tempo di respirare e buttar giù due righe.

Siate fiduciosi: Beatrix Kiddo will be back!

venerdì 14 gennaio 2011

La ricerca (precaria) di un lavoro (precario): una giornata tipo

Nessuno, con un mestiere stretto tra le mani, riesce a immaginare quanto sia impegnativo, stressante e disarmante la ricerca di un lavoro. E' un lavoro, credetemi. Con una sua metodologia, i suoi orari, la sua routine e la sua pazienza. Tanta pazienza. Un'altra cosa che non deve mai mancare ai giovani precari è proprio quella: la pazienza.

La mia, già labile di suo per una serie di svariati motivi, è messa a dura prova ogni giorno, ma faccio leva sul metodo. Come un qualsiasi lavoratore, punto la mia sveglia. Ci vogliono più o meno dai 2 ai 4 minuti per realizzare che è iniziata una nuova giornata di totale nullafacenza, piangersi addosso quel tanto che basta per alzarsi avvelenati dal letto e trangugiare un caffellatte e una briosche. Sì, perchè la fame alla sottoscritta non manca mai. E mentre il mondo intero si prepara ad iniziare una giornata lavorativa, inizia anche la mia, da precaria inattiva. Accendo il mio pc, guardo la posta, guardo le news utili (in ordine: cinema (italia ed estero) e poi la pagina italiana...grande strumento Google Reader), ne scrivo qualcuna da postare sul sito che gestisco (ripeto, gratis et amore dei) per tenermi sempre allenata con la scrittura....e poi inizia il calvario quotidiano.

Dopo aver consultato le offerte delle solite pagine (università, siti delle riviste, giornali, case di produzione tv, cinema, ecc.), non contenta, mi iscrivo anche a qualche sito di agenzie interinali/siti specializzati in ricerca di lavoro, tra cui anche l'inguardabile e incasinatissimo Monster.it. Ma parliamone: mi sono iscritta tipo ad aprile/maggio 2010 (a un paio di mesi dalla mia laurea), specificando a più riprese quali fossero le mie esigenze lavorative in base al mio curriculum. Bene, non serve a un cazzo. Tra le proposte consigliate per me (in base al mio cv, secondo loro), mi compare puntualmente: operaia specializzata in..., addetta call center, agente di commercio, agente assicurativo. Adesso, mi rendo conto che la mia laurea sembra una barzelletta, ma non potete spacciarvi come sito specializzato in ricerca di lavoro, facendoci fare due palle così a compilare ad hoc il nostro profilo, se poi le opportunità lavorative non coincidono affatto con la nostra esperienza.

Andiamo oltre. Dopo aver consultato (senza risultato) i siti, si passa alla fase stalking delle aziende. Ho un elenco sul mio pc, grazie al comodissimo strumento Sticky Notes di Windows7, con tutti gli indirizzi delle aziende a cui sono interessata, sul desktop SEMPRE VISIBILE. A cadenza mensile, giro ad ognuna di loro il mio curriculum, o, nella maggior parte dei casi, compilo l'apposito form presente sui siti appositi, se proprio non riesco a trovare un contatto. Ecco, non fatevi ingannare: nella maggior parte dei casi (salvo eccezioni specifiche, come mi è successo pochi giorni fa) i form sono una presa per il culo. NON LEGGERANNO MAI IL VOSTRO CURRICULUM, probabilmente finirà in spam o sarà oggetto di grasse risate di qualche selezionatore bontempone.

NDR: Alla luce di questo, vi do un consiglio partorito dalla mia esperienza (ancora allo stadio iniziale) di lavoratrice precaria alla continua ricerca di occupazione: quando compilate il vostro CV (vi consiglio di usare il modello europeo , quello più facile da gestire), EVITATE DI RACCONTARE I CAZZI VOSTRI. Nel senso, selezionate con coerenza le vostre passioni e attività lavorative che avete fatto nella vostra vita...se avete cantato nel coro della vostra parrocchia per anni, esibendovi anche in recite natalizie, magari evitate di scriverlo. Se amate vestirvi da donna come Ed Wood in Glen or Glenda, magari non state a specificarlo. Per un motivo solo: non vi prenderanno sul serio. Alla fine, state cercando posto di lavoro, mica state organizzando una bicchierata tra amici?! Ripeto, ho i miei buoni motivi per dirlo. Non posso dire altro.

Dopo questa breve parentesi da Intervallo con i consigli del venerdì, torniamo al nostro mestiere da precari in cerca di lavoro. Invito tutti voi a mandare a cadenza mensile il vostro cv: prima o poi un posto si libera, un colloquio si farà (già la fase colloquio è una fase importante, vuol dire che qualcuno almeno è stato attento a qualcosa sul vostro cv...non importa cosa), e voi potrete mettervi un attimo in gioco. Ma della fase colloquio parleremo...mi sa che sarà una saga in puntate perchè se ne vedono di tutti i colori e vale la pena elencarli tutti.

ROMPETE I COGLIONI, in sostanza.

Terminata la vostra fase di ricerca, fate altro. Io, ad esempio, dopo aver consultato per almeno tre ore offerte di lavoro, aver inviato cv (nella maggior parte delle volte consapevole di aver scritto a vuoto!) ed essermi riempita la testa di annunci possibili, ho la necessità di staccare. Faccio un caffè, chiacchiero con il mio ragazzo (che lavora da casa), scarico la mia rabbia sull'X-BOX360 a Street Fighter IV. Recupero qualcuno su qualche programma di messaggistica per fare due chiacchiere. Insomma, svagatevi altrimenti se si inizia a pensare, si cade nel baratro.

...ed è proprio sulle persone con cui chiacchierare che termino questo post. A cui in questi giorni dedicherò un importante capitolo, anche in virtù del secondo comandamento del lavoratore precario: sceglietevi BENE le persone con cui chiacchierare, soprattutto se poi si finisce indissolubilmente a parlare di (non) lavoro. Potrebbero avere effetti collaterali, anche gravi. Ma non aggiungo altro.

Buon week-end, amici precari (e no).

giovedì 13 gennaio 2011

La vita (da precaria) è come una scatola di cioccolatini..

...crea dei gran mal di pancia e, nella maggior parte dei casi, fa proprio cagare.

Inaugurare le pagine di queste cronache, storpiando una delle frasi più abusate della storia del cinema, è volutamente e cercatamente inutile. Detesto trovare frasi fatte da snocciolare per sembrare fighi, per crearsi un alter-ego figo, per fare i fighi e basta. Nel vademecum di questo blog ci sarà un punto fondamentale: non si deve essere fighi per forza se non lo si è.  Perchè se c'è una cosa che mi fa incazzare parecchio è che oggi per poter lavorare in qualsiasi ambito, anche prendere le ordinazioni al McDonald's, è necessario essere spigliati.

Vi prego, spiegatemi il senso di questa parola. Spigliati, audaci, carismatici, ecc. Perchè? Io per natura sono la persona più timida di questo universo, insicura, detestabilmente fragile. Perchè devo plasmare un'altra per me per cercare lavoro? Da quando in qua, per lavorare come redattrice e scrivere, devi per forza cacciare il carattere e fare la stronza? Nel senso, c'è chi ci riesce e lo fa con grande maestria. Ma io non sono così e, checcazzo, non voglio cambiare. E me ne frego categoricamente.

Ma perchè nasce questo blog? In realtà il motivo primario è perchè devo costantemente riversare il mio nervoso e la mia frustrazione da qualche parte prima che atterri qualcuno con un paio di mosse di karate, anche se non so neanche come si faccia del karate. Ma posso imparare. E poi perchè ho bisogno di un confronto, anche con lettori casuali, che un po' come me si sentono inutili in questo mondo lavorativo costruito sullo sfruttamento dei giovani, mentre vecchi e grassi padroni si crogiolano nelle loro poltrone di pelle umana a ridere di noi.Maledetti.

Beh, ma chi è Beatrix Kiddo? Laureata da circa 9 mesi in "Cinema, tv, e produzione multimediale" (sì, ridete, ridete), con alle spalle qualche esperienza nell'ambito dell'informazione spettacolo e cultura (da due anni gestisco il sito di una rivista di cinema....ovviamente aggratis, ma sono da poco reduce da un'esperienza di informazione radiofonica. Una figata), ho lavorato per un programma della tv pubblica (in realtà, faccio ancora parte della redazione ma....) e ho due grandi passioni: il cinema e scrivere, soprattutto se le due cose sono combinate tra loro. Sono alla ricerca di un'occupazione (nell'ambito di redazioni giornalistiche/televisive/riviste quant'altro si concentri su cinema/tv/web....sono esigente, oh!), come almeno il 99,9% dei neolaureati italiani (e non solo), e ho la necessità di condividere con il mondo le prese per il culo a cui siamo sottoposti in questo Paese. E poi la (finta) compassione dei  tuoi amici (ovviamente con il lavoro), che ti dicono "Ah, ma non hai ancora trovato lavoro?" con la faccia di chi sta palesemente pensando "Sei sfigata che hai fatto un corso di laurea inutile per inseguire una passione, cretina!". Detto tra noi, sarò anche sfigata, ma credo ancora nella possibilità che le passioni, prima o poi, possano diventare un mestiere. E poi avevo bisogno di un luogo dove sfogarmi nei post-colloqui, un po' per riderci sù, un po' per piangerci (metaforicamente parlando), per incazzarmi (parola che ricorre già la seconda volta in questo post...sì, sono una con l'incazzatura facile, ve ne accorgerete presto), per.

nota di redazione: mi hanno appena chiamato per un colloquio lunedì. Vi farò sapere.

Bene, per chiuderla qui prima che diventi un poema omerico, vi lascio con una scena magistrale del film Santa Maradona di Marco Ponti. Il colloquio tipo. La sincerità?