Il mio tipico abbigliamento? Nah! |
Lo scorso lunedì ho preferito andare oltre il clichè tipico da colloquio. Mi sono detta: va bene, anche l'occhio vuole la sua parte, ma alla fine chi ti assume deve capire innanzitutto di che pasta sei fatta. Per questo motivo, ho deciso di essere me stessa in tutti i sensi, anche e soprattutto a partire dall'abbigliamento: qualcosa di confortevole ma al tempo stesso curato, il giusto accessorio per non sembrare un albero di Natale 2.0 e...i miei immancabili occhiali dalla montatura rossa spessa. Chissenefrega delle lenti a contatto, io li trovo adorabili ed è una parte di me imprescindibile (non per niente, la maggior parte delle persone che mi conosce mi ricorda soprattutto per i miei occhiali). Mi sono messa in macchina (prestata per l'occasione dal mio ragazzo) un'ora prima, anche se il tragitto casa mia-luogo del colloquio sono 20 minuti di auto (vivo con l'ansia di arrivare tardi e non trovare parcheggio...non vi avevo accennato alle mie fobie cretine?). Ho parcheggiato, ho messaggiato/letto mail dal cellulare ad una fermata dell'autobus fuori dall'immenso edificio per evitare di pensare a tutto. Nel frattempo mi sono mangiata parte del mio labbro inferiore, ma questi sono dettagli. Mi sono fatta inondare dal sole milanese presente per l'occasione (finalmente un po' di tempo decente, cazzarola!) e. Ok, ci siamo, ora X.
Nel mio tragitto in ascensore, penso di aver perso un paio di chili in pensieri. Ho svuotato il cervello, ho controllato di non avere le mie detestabili mani fredde/sudate e sono entrata nella sala colloqui. A quel punto mi sono detta: "Me la sto giocando seriamente, diamoci da fare". Ho cercato di mantenere calma apparente per tutto il corso del mio colloquio: battute, sorrisi, sincerità. Non ho fatto quelle ruffianate da finto simpatico tipico del buon "precario sotto colloquio", per intenderci. Ho ascoltato, ho parlato finchè la mia lingua non si è seccata e non mi ha chiesto pietà. Ma ho mantenuto fede alla mia promessa: essere se stessi, fino in fondo, non fingere di essere qualcun'altro. Dopo che mi sono stati spiegati i dettagli dell'offerta, ho sorriso e ho atteso la fatidica frase "Le faremo sapere". Per quanto sia uscita soddisfatta da quella saletta angusta (in cui, sono convinta, c'è qualche dannata telecamera per controllare i tuoi movimenti), avevo quella spada di Damocle sopra il cranio. Le faremo sapere. Le faremo sapere. Le faremo sapere. Le faremo sapere. Le faremo sapere. Le faremo sapere. Le faremo sapere. Le faremo sapere. Le faremo sapere. Le faremo sapere. Le faremo sapere. Le faremo sapere.
CHEPPALLE. Dopo telefonate di rito a fidanzame, genitori e sorella, mi sono rimessa in macchina in un mix di contentezza e incertezza. Le faremo sapere. Le faremo sapere.Ok, ma quando? Le faremo sapere. Le faremo sapere.Sì, ma c'è una qualche remota possibilità? Le faremo sapere. Le faremo sapere. E vabbè, fancù! Ho atteso una settimana intera, chiudendo al più presto telefonate con il mondo dicendo "Scusa, ma se mi chiamano hanno il numero privato e non mi arriva l'essemmesse che mi hanno chiamato e...non vorrei che mi chiamino proprio in questo istante in cui sto parlando con te...". Paranoia. Bene, mi hanno chiamato proprio mentre stavo scrivendo questo post: mi hanno presa! Ovviamente, stage formativo (ma retribuito) però con la possibilità di inserimento. Perchè, su questo devo essere sincera, nel colloquio precedente a quello della scorsa settimana, mi avevano dato tre opzioni, specificandomi in quale avrei fatto esclusivamente la galoppina per accumulare esperienza (e dopo i sei mesi, vaffanculo) e in quale avrei trovato uno spiraglio di inserimento allo scadere dello stage. Secondo voi, quale ho scelto?
Rimango ovviamente precaria, signori, quindi questo blog DEVE PERPETUARE la sua esistenza, anche perchè ci sono tante altre cose di cui discutere, come proprio la fase colloquio con domande di rito e quant'altro a cui vale la pena dare attenzione. E poi, ricordate, i famosi invidiosi? Quelli sono una parte imprescindibile della tua vita precaria, vanno analizzati per bene.
Per il momento mi congedo.
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